Dario Ferro vive da quasi
vent’anni a Champdepraz, in Valle d’Aosta. Soprattutto
d’estate, perché negli altri mesi dell’anno viaggia nelle
regioni più selvagge del globo, per realizzare reportage
fotografici.
Il giovane fotografo è
affascinato soprattutto dall’azione, dai gesti eccezionali
dei grandi sportivi. «In quegli anni mancava del tutto una
fotografica capace di rappresentare da vicino i movimenti
estremi. Mi sarebbe piaciuto fermare il tempo di quelle
azioni fantastiche.
Negli anni ’80 tutti riprendevano
le discese in sci dall’elicottero, ma mancava la vicinanza
con il protagonista. Ho capito che se volevo realizzare gli
scatti che avevo in mente, dovevo vivere la stessa
situazione di chi era impegnato nella discesa, stare con lui
nelle goulotte più vertiginose, seguirlo prima e dopo un
passaggio spettacolare, star dentro all’azione e viverla,
senza elicottero. Le mie prime fotografie degli sport
estremi sono nate così. Per pura passione, per il gusto di
vivere l’impresa dal di dentro, con i miei mezzi, stando
sugli sci, appeso a una corda, con i ramponi ai piedi e la
piccozza nell’unica mano libera».
In capo a qualche stagione, i
primi servizi fotografici di Dario Ferro compaiono sulle più
importanti riviste specializzate di montagna, Italiane ed
Europee. Negli anni ’80,
Nei ritagli di tempo, con gli
amici del team, fa conferenze. Tutte per beneficenza. Lo
scopo è quello di costruire un asilo in Ruanda, per i
bambini bisognosi. Una bella iniziativa che approda a ottimi
risultati grazie al concorso di tutti gli atleti Sector.
Lavora anche come fotografo in Formula 1, nella Coppa del Mondo di Sci e nella Coppa del Mondo di Arrampicata Sportiva.
Nel 1992 fonda,il No Limits
Center Vertical Adventures,in Valle D’Aosta,(centro che
dirige ancora oggi e punto di riferimento per gli
appassionati di Canyoning), una scuola che consente a
tutti di cimentarsi con l’avventura sui torrenti e in
montagna.
Nel 1998, la scomparsa di Patrick
De Gayardon e dell’alpinista Chantal Mauduit chiudono
anzitempo l’esperienza No Limits. Per Dario è un momento
duro. La scomparsa di due carissimi amici con cui aveva
condiviso esperienze tanto impegnative non è facile da
superare.
Ci vuole tempo. Ma pian piano,
l’amore per la natura e lo sport, e la passione della
fotografia fanno il miracolo. E la ruota della vita
ricomincia a girare per il verso giusto.
Stavolta non si tratta però solo
di un’avventura sportiva. Un’accurata selezione, svolta tra
tutti i ragazzi che intervengono sul blog di Mike Horn, ha
già permesso (e permetterà nel prossimo futuro) a un
gruppetto di adolescenti, d’età compresa tra i 16 e i 19
anni, di seguire gli spostamenti di Horn e di approfondire
l’aspetto ecologico dei luoghi visitati. Per molti giovani –
sportivi, di buona cultura e capaci di relazionarsi agli
altri anche nei momenti di difficoltà (basti pensare alla
vita in barca in un tratto di traversata oceanica) – sarà
un’occasione straordinaria per avvicinare realtà e mondi
conosciuti solo attraverso i documentari televisivi.
La testimonianza e le storie dei
ragazzi al seguito di Mike Horn saranno argomento di una
grande conferenza a sfondo ambientale che si svolgerà nei
prossimi anni a New York. Le prime tappe del progetto sono
state l’Antartide e